IL VENDITORE DI VIOLETTE

Si metteva fuori dall'ingresso della Pretura, dove cominciano i
muretti che delimitano la strada d'accesso. Era un uomo di circa
quarant'anni: non molto alto, pettinato con cura, con i capelli
lucidi di brillantina: aveva le scarpe sempre ben pulite ed il suo
aspetto generale denotava una certa cura di se stesso. Vendeva
mazzetti di viole.
In terra, vicino ai piedi, aveva un cesto di vimini intrecciati,
foderato all'interno di tela bianca, quasi pieno di viole e quattro
o cinque mazzetti li teneva nella mano sinistra; nella destra ne
teneva uno solo e l'offriva a tutti i passanti.
"Vole?...Vole violette?...Avvoca'...vole?"
Stava sempre all'ombra dove la temperatura era pŠiu' fredda, allo
scopo di non far rovinare la sua merce.
Tutti gli avvocati lo conoscevano ed anche i magistrati e tutto il
personale della Pretura. Parecchi lo salutavano e qualcuno, ogni
tanto, si fermava per dirgli due parole.
Io lo incontravo sempre, tutte le mattine, quando entravo in Pre-
tura, all'inizio delle udienze, e poi quando uscivo, dopo evr
finito i miei giri. Ho visto tante persone parlare con lui, ma mai
nessuno che comprasse i suoi fiori. Eppure sono sicuro che quel suo
commercio doveva dargli qualche guadagno, altrimenti avrebbe cam-
biato attivita'.
Nelle giornate piu' fredde lo guardavo con maggiore attenzione: la
faccia, sempre accuratamente rasata, era rossa e gli occhi gli la-
crimavano.Provavo un senso di compasssione per lui, non perche' fosse po-
vero,(non sono nenache sicuto che lo fosse), ma perche' stava tutta
la mattina li' all'ombra, a gelare.
Io poi smisi di fare l'avvocato e non andai piu' in Pretura; non
ebbi piu' occasione di vederlo.
Qualche giorno fa, una mattina, ero fermo ad aspettare l'autobus
davanti al bar Alemagna, al Corso. Faceva freddo e, per non rimanere
immobile, passeggiavo lentamente in su e giu'.Sentii una voce
"Vole?...Violette...Vole?" Alle mie spalle, addossato al muro,
tra due porte, c'era il venditore di violette. Aveva un cappotto
azzurro, un po' sbiadito e liso, abbottobato fino al collo; i pan-
taloni erano stirati e le scarpe lucide. I capelli, coperti di
brillantina, mostravano i segni del pettine; le guance, azzurro-
gnole per l'ombra della rasatura recente, erano rosse all'altezza
degli zigomi. Stava all'ombra.
Aveva il cestino, sempre lo stesso, pieno di fiori; ne teneva alcuni
nella mano sinistra ed un mazzetto nella mano destra e l'offriva
ai passanti. Nessuno si fermava.
"Vole?...Violette...vole?"

andato in onda da RADIO OLIMPO 4.4.84
racconto di MARCELLO RONDINA Roma